Regioni, palestra per campioni

di Giorgio Bicocchi

Hanno vinto da noi e poi sono diventati campioni. L'archivio svela una grande caratteristica della nostra corsa: abbiamo tenuto a battesimo una pletora di futuri protagonisti. Corridori da grandi corse a tappe, campioni del mondo; l'elenco è lungo, pieno di fascino. Ognuno ha lasciato una storia, un aneddoto. Vincenti sotto le insegne della Primavera Ciclistica e pronti a sbalordire, tra i professionisti. Sì, possediamo un tesoro unico.

Barone, trent'anni fa, tracciò il solco. Correre il Regioni, lasciarci un'impronta, testimoniata da una vittoria parziale o, meglio ancora più completa, mettersi in tasca un'edizione e via. Pensiamo a Popovych, Giordani, Basso, Figueras, Camenzin, Bugno, Giupponi, Fondriest, Honchar, Ludwig, Abdujaparov. Non sarà mai elenco completo. Perché qui, da noi, sotto le insegne della Primavera Ciclistica, hanno corso campioni in embrione, gente che, passata tra i professionisti, si è cucita addosso anche la maglia iridata - anche su pista - oppure ha mietuto grandi vittorie in grandi classiche, corse in linea e a tappe. Belle storie, pieni di palpiti, padroni del Regioni e poi del mondo.

È lista infinita: sapete che al Regioni corsero pure Fignon e Bauer? Già, e anche Pagnin, Skoda, Raab. Erano gli anni in cui i corridori d'oltre cortina spopolavano, erano gli anni in cui i russi che si schieravano ai nastri del Regioni frantumavano ogni resistenza, tramutando la nostra corsa in un derby da Armata Rossa. Da noi hanno corso, vinto, o comunque partecipato, Casagrande, Di Luca, Petito, Rebellin, Bartoli, Tonkov, Konychev, Richard. Abbiamo accompagnato crescite impetuose e graduali. Ci siamo affezionati, nell'arco della nostra settimana, a storie di vita, aneddoti, spaccati di ciclismo.

Barone, nel 1976, vinceva il Regioni e quel suo trionfo sembrava l'affrancazione da una vita fatta di sudore e sacrifici. Barone faceva il gommista in un paese assolato della provincia di Siracusa: correndo sulle nostre strade si accorse della stoffa. Passò professionista e fu più volte azzurro.

Abbiamo regalato a ognuno che presentava credenziali importanti uno spazio tutto loro. Vincenti, protagonisti da noi e poi campioni. Li abbiamo svezzati, conosciuti, fatti apprezzare con i colori indiscussi (e universali) della nostra carovana. Campioni del domani al Regioni: da noi hanno iniziato a sbalordire, a ritagliarsi la copertina. Non è facile sbancare il Regioni, ormai la peculiarità dovrebbe essere nota: il percorso è talmente duro, selettivo. E la concorrenza (spietata) rende ogni azione, strategia, mira difficile da realizzarsi.

È un dono che portiamo e di cui andiamo profondamente fieri. In un buon archivio c'è il segreto di ogni grande manifestazione. Condensa aneddoti, foto, istantanee, ritagli di giornali, semplici autografi o materiale all'apparenza di poco conto. Ecco, sfogliando i fogli di partenza di trentatré edizioni del Regioni, ci siamo accorti di questo: che la nostra corsa è corsa che ha lasciato il segno, imponendo corridori fino ad allora sconosciuti. Nomi, facce, volti e storie che provengono da ogni zolla del pianeta: rappresentanti dei cinque continenti per una settimana a sfidarsi, sul mare come in montagna. È nostra riserva esclusiva. E di questa virtù andiamo fieri.